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I nostri test

AAT-IT-3 - Aachener Aphasie Test

di Claudio Luzzatti, Klaus Willmes, Ria De Bleser

L’AAT-IT-3 è la terza edizione italiana dell’Aachener Aphasie Test (AAT), un metodo per la diagnosi delle afasie dovute a lesioni cerebrali acquisite sviluppato originariamente per la lingua tedesca e pubblicato per la prima volta in italiano nel 1991. Questa terza edizione italiana è stata aggiornata nelle norme, alcuni item sono stati sostituiti e il manuale (opera originale di C. Luzzatti, K. Willmes e R. De Bleser) è stato rivisto e ampliato.

Struttura

Il test consente una valutazione affidabile del linguaggio spontaneo su sei livelli definiti neurolinguisticamente: l’esame del Linguaggio spontaneo e di quello elicitato attraverso cinque prove (Test dei gettoni, Ripetizione, Linguaggio scritto, Denominazione, Comprensione). Le prove sono composte da sottoprove scalate per progressiva complessità. I singoli item delle sottoprove di Ripetizione e Linguaggio scritto sono a loro volta disposti in sequenza secondo un progressivo criterio di complessità linguistica. Le diverse parti vengono somministrate in un ordine standard; questo è stato determinato alternando prove che sono risultate più faticose per i pazienti, con altre più semplici.

Linguaggio spontaneo

Questa prima parte dell’AAT è stata elaborata allo scopo di valutare le capacità verbali del paziente in un contesto interattivo senza (o riducendo il più possibile) i limiti solitamente intrinseci alla condizione artificiale di un test. Il Linguaggio spontaneo è stato introdotto come prima prova per creare un contatto comunicativo e per un primo giudizio orientativo sulle capacità verbali del paziente in esame.

Test dei gettoni

Il Test dei gettoni (TdG) è stato introdotto nell’AAT data la sensibilità che ha nell’identificazione dei disturbi afasici e nella definizione generale della gravità del deficit. Per permettere un’effettiva comparabilità con i risultati all’AAT ottenuti per le altre lingue, si è dovuto ricorrere alla versione a 50 item, in cui viene computato il numero degli errori, comune per tutte le batterie parallele. 

Ripetizione (RIP)

La prova di Ripetizione è composta di 5 parti, ciascuna di 10 item; sottoprove ed item sono in scala tra loro per progressiva complessità. Nelle diverse parti si testa rispettivamente la ripetizione di suoni isolati, di parole bisillabiche con progressiva complessità di cluster consonantici, di parole prestito, di nomi composti e sintagmi a legame preposizionale e di frasi. 

Linguaggio scritto (L.Scr)

La prova per la valutazione del Linguaggio scritto è composta di tre parti, la Lettura ad alta voce, il Dettato per composizione e il Dettato con scrittura a mano. Le tre parti sono costruite in modo parallelo e riprendono i criteri di costruzione usati per gli item delle sottoprove del subtest di Ripetizione

Denominazione (DEN)

La prova di Denominazione è composta di 4 parti (denominazione di oggetti, di colori, di oggetti con nome composto e descrizioni di figure semplici), ciascuna sottoprova è a sua volta composta di 10 item che vengono presentati uno alla volta. 

Comprensione (COMP)

La prova è composta di quattro parti, ognuna di 10 item. La prima parte esamina la comprensione orale di parole isolate, la seconda la comprensione orale di frasi; la terza e quarta parte sono costruite in modo parallelo alle prime due ed esaminano la comprensione del linguaggio scritto, rispettivamente per parole e frasi. Compito del paziente è di indicare la figura bersaglio in un dispositivo a scelta multipla tra 4 alternative.

Valutazione dell’eloquio

L’eloquio prodotto viene analizzato per 6 diversi parametri lungo una scala da 0 a 5. 

Per ogni livello di osservazione si descrivono diversi fenomeni qualitativi del linguaggio afasico o combinazioni di fenomeni qualitativi, così da definire un rango di gravità di compromissione. Il valore 5 rappresenta una prestazione nei limiti della norma, mentre 0 indica una compromissione completa o l’impossibilità di valutare il livello di osservazione. Salvo alcune eccezioni, deficit lievi, medi, gravi e gravissimi corrispondono, rispettivamente, ai valori da 4 a 1. 

  1. Comportamento comunicativo (COM): valuta le capacità comunicative verbali del paziente nel loro insieme, ivi inclusa la comprensione di quanto prodotto dall’esaminatore.

  2. Articolazione e prosodia (ART): valuta la presenza di difficoltà articolatorie e la relativa gravità; nel giudizio si considerano la precisione, la velocità, la coordinazione e il ritmo della produzione fonetica; un deficit è considerato minimale (punteggio 4) quando riconoscibile solo ad un ascolto attento; un deficit lieve è invece evidente anche ad un ascoltatore non addestrato ma non è tale da compromettere la comprensibilità di quanto prodotto; in caso di un deficit medio spesso non è possibile riconoscere la forma fonetica così che l’ascoltatore è spesso costretto a chiedere al paziente di ripetere quanto prodotto; per un deficit gravissimo infine non è in generale possibile comprendere quasi nulla di quanto prodotto dal paziente esaminato.

  3. Linguaggio automatico (AUT): valuta la presenza e la frequenza di forme verbali ricorrenti: frammenti sillabici (recurring utterances), automatismi, stereotipie verbali e perseverazioni, e la presenza di ecolalia e la rispettiva gravità.

  4. Struttura semantica e lessicale (SEM): valuta la capacità di evocare, scegliere e combinare parole in un contesto realmente comunicativo; la presenza di latenze anomiche o di anomie con circonlocuzioni è considerata un deficit verbale meno grave che la produzione di parafasie semantiche. 

  5. Struttura fonemica (FON): valuta la presenza e la frequenza di trasformazioni nella struttura fonemica delle parole; si tratta di sostituzioni, elisioni, aggiunte e trasposizioni che possono comparire come parafasie fonemiche isolate o in combinazione; sono incluse qui le “parafasie formali”, ove la parafasia fonemica dà origine ad una parola realmente esistente (ma di fatto si tratta di un errore fonemico e non lessicale), ad esempio la produzione di “tetto” al posto della parola bersaglio “letto”. Tra i deficit della struttura fonemica non vengono considerate le trasformazioni nella struttura dei suoni che traggono origine da un’alterazione di natura articolatoria.

  6. Struttura sintattica (SIN): valuta il corretto uso della morfologia flessiva e dei funtori grammaticali nonché la normale costruzione della frase e del periodo; una struttura semplificata della frase (proposizioni brevi con eventuale omissione di funtori grammaticali) o l’assenza di proposizioni subordinate è considerato un deficit linguistico più grave che la presenza di deficit sintattici, morfologici o nella scelta dei funtori grammaticali, ma nell’ambito di una struttura frasale complessa.

Il programma diagnostico

I pazienti testati con l’AAT possono essere diagnosticati per presenza di afasia e classificati mediante un programma di regressione logistica binomiale e multinomiale. Il programma basato su software Excel di Microsoft (“AAT-Diagnosi”) sarà utilizzato per la decisione di afasia e l’eventuale classificazione di nuovi pazienti afasici. La decisione afasia/non afasia viene affrontata confrontando i 5 punteggi alle prove AAT del nuovo paziente da diagnosticare con quello degli 88 partecipanti di controllo e dei 674 pazienti afasici del campione normativo. La classificazione per sindromi avviene, invece, confrontando i valori per tutti gli 11 parametri con quelli dei 508 pazienti afasici diagnosticati come rappresentativi per una delle quattro sindromi afasiche classiche (106 afasici globali, 166 afasici di Wernicke, 128 di Broca e 108 amnestici). La regressione logistica permette di calcolare (i) la probabilità a posteriori per una diagnosi di afasia o di non afasia (regressione logistica binomiale) e (ii), in caso di una probabilità di afasia pari all’80% e oltre, la probabilità di appartenenza a una delle quattro sindromi classiche (regressione logistica multinomiale). L’assegnazione a una sindrome afasica avviene solo quando la probabilità di appartenenza per quella sindrome risulta ≥ 70%. Se questo valore critico non viene raggiunto per nessuna delle quattro sindromi, il disturbo del paziente è considerato come non classificabile.

Applicazioni

L’AAT-IT-3 consente la selezione dei pazienti afasici da una popolazione di pazienti con lesioni cerebrali senza afasia, e la differenziazione dei pazienti afasici nelle quattro sindromi standard dell’afasia (globale, di Wernicke, di Broca e amnestica), permette inoltre di identificare delle afasie non standard e dei disturbi linguistici specifici per modalità e delle afasie non classificabili, nonché di determinare la gravità del disturbo afasico basata su un profilo di prestazione e descrizione del disturbo afasico su diversi livelli di elaborazione linguistica (fonologia, lessico, sintassi, semantica).

L’AAT-IT-3 è adatto sia per la diagnosi e descrizione unica delle sindromi afasiche sia per l’applicazione ripetuta per l’osservazione controllata del decorso della malattia e dell’influenza della terapia del linguaggio. Non è indicato con pazienti allettati.

Gli autori

Claudio Luzzatti

Professore ordinario presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca (dal 2020 Professore onorario), dove è stato titolare del corso di Neuropsicologia sperimentale e del corso di Riabilitazione neuropsicologica, coordinatore del Corso di Laurea specialistica in Psicologia Clinica e Neuropsicologia e coordinatore italiano del Master Europeo in Linguistica Clinica (EMCL), Programma Erasmus Mundus (2004-2010), svolge attività di ricerca in campo neuropsicolinguistico ed in particolare per: (i) la messa a punto di materiale clinico e sperimentale per la diagnosi dei disturbi acquisiti del linguaggio e il loro trattamento; (ii) la verifica di modelli cognitivi di elaborazione mentale del linguaggio orale e scritto; (iii) lo studio dei disturbi evolutivi della lettoscrittura e delle modificazioni cognitive nel ciclo di vita; (iv) la storia dell’afasiologia dal Medioevo all’età moderna.

Klaus Willmes

Professore ordinario (ritiratosi nel 2016) di Neurosicologia presso il Dipartimento di Neurologia della Facoltà di Medicina Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule (RWTH) di Aquisgrana. Dal 1983 è stato membro del gruppo di lavoro interdisciplinare di neurolinguistica e neuropsicologia della Facoltà di Medicina di Aquisgrana (diretto dal neurologo Klaus Poeck) fino alla sua nomina a Professore nel 1997. Dal 2014 al 2016 è stato direttore del Centro per la lingua dei segni e il gesto (SignGes) presso la Facoltà di Filosofia della stessa Università. La sua ricerca si concentra su diversi argomenti di neuropsicologia e psicologia cognitiva, tra cui la cognizione numerica e i suoi disturbi, la valutazione e il trattamento dei disturbi del linguaggio afasico e i disturbi neuropsicologici della memoria e dell’attenzione. Inoltre, ha un forte interesse per l’applicazione dei moderni metodi statistici e psicometrici in neuropsicologia. Nel 2005 ha ricevuto il premio Alfred Binet per il progresso della diagnostica psicologica dalla Società tedesca di psicologia per il suo lavoro sull’Aachener Aphasie Test (AAT).

Ria De Bleser

È stata Professore di Neurolinguistica cognitiva presso la Università di Potsdam, dove ha ricoperto la carica di Preside della Facoltà di Scienze Umane e di Vicepresidente per gli Affari Internazionali. Membro della Fondation Universitaire, Bruxelles, è stata Direttore fondatore, nell’ambito del programma di studi internazionali dell’UE Erasmus Mundus, del Master Europeo in Linguistica Clinica (EMCL) e del Dottorato Internazionale per gli Approcci Sperimentali al Linguaggio e Cervello (IDEALAB). I sui interessi di ricerca riguardano lo sviluppo di strumenti diagnostici per la valutazione dell’afasia e di metodi terapeutici basati sulla teoria neurolinguistica e cognitiva; l’elaborazione sintattica e morfologica nell’agrammatismo; gli studi psicolinguistici sulla lettura e scrittura e sulla loro compromissione nella dislessia e nella disgrafia evolutiva e acquisita; gli studi sulla storia dell’afasiologia.