Claudio Luzzatti
di Jacopo Tarantino
La morte di qualcuno con cui avete incrociato più volte la vostra vita professionale è dolorosa, se anche inaspettata lascia attoniti. Poche ore dopo aver loro inviato una mail per preparare questo numero dedicato alla nuova edizione italiana dell’AAT, Klaus Willmes mi scriveva di aver appena appreso della morte di Claudio Luzzatti – era il 9 giugno scorso, poco prima di mezzanotte.
Lo conobbi quando in O.S. stavamo lavorando alla prima edizione italiana di quella che è l’opera, credo, più indissolubilmente legata al suo nome, l’AAT. Era il 1989 o il 1990. Non si trattava di una mera traduzione dall’originale tedesco, con il solito corredo psicometrico italiano, ma di un vero e proprio rifacimento – sia il manuale che diversi degli stimoli erano di fatto originali, e Claudio se ne sentiva (assieme a Willmes) autore più che curatore di un adattamento (fatto che dovetti spiegare e giustificare allora e anche più recentemente all’ufficio diritti di Hogrefe Verlag). Ricercatore vero e estraneo a ogni venalità, non comprendeva appieno i meccanismi editoriali e le loro implicazioni commerciali. Ma capì me, e io capii lui.
Era un autore molto preciso, quasi ossessivo nei controlli, e questo aiutava il nostro lavoro. All’epoca il lavoro di stampa di un test come l’AAT era molto, molto artigianale. Si era alle prime prove di stampa digitale e la criticità stava nella riproduzione – sulla carta del materiale d’esame – delle figure geometriche colorate: il blu doveva essere blu, non un azzurro, né un blu-nero; il viola un viola, non un rosso magenta o un indaco, e così via. Claudio veniva a Firenze e presenziava a queste prove con la preoccupazione del grafico che vuole vedere il proprio progetto realizzato alla perfezione, e lo faceva a partire da un modello cartaceo cui ci si poteva avvicinare solo per tentativi. Lo stesso valse per la produzione delle pedine del test dei gettoni, resa ancora più complicata dal fatto che si dovesse trovare la plastica con la tonalità di colore giusta (in questo caso il problema maggiore, ricordo, era dato dal giallo).
Era un neuropsicologo di vaglia, del quale si poteva immediatamente apprezzare il rigore scientifico nella ricerca e la competenza e l’umanità nell’attività clinica: l’AAT, come lo aveva costruito assieme a Willmes, collega di una vita, nel materiale stimolo e nelle versioni del software che si sono succedute nel tempo era pensato per essere utilizzato nella realtà del paziente afasico. Un esempio su tutti: Claudio ha sempre voluto, anche per l’ultima edizione, che le pagine stimolo dei vari subtest fossero raccolte in un raccoglitore ad anelli – e non definitivamente rilegate – per permettere al clinico di staccarle e utilizzarle singolarmente, per poterle raccogliere – se opportuno – in una cartellina di plastica trasparente: il lavoro è restato, per essere vicini alla realtà clinica, il più possibile artigianale.
Non l’ho conosciuto come professore, e non so quindi dire quale fosse il suo rapporto con gli studenti della Bicocca, di cui – ormai in pensione – era dal 2020 Professore onorario, ma l’ho conosciuto nel rapporto con i colleghi, improntato alla massima correttezza e cortesia anche nella critica, peraltro sempre e soltanto sul piano scientifico o clinico. Scienza e clinica, l’ho detto, questa era la sua cifra caratteristica: il dato numerico, calcolato al decimale con l’algoritmo più complesso, è stato nel suo lavoro sempre sottoposto alla conferma clinica, così come la creazione e poi la scelta dello stimolo definitivo da una serie di altri rispondevano alla realtà del paziente afasico valutato nel reale contesto di pratica del neuropsicologo clinico. E il suo scrupolo scientifico non si esauriva nell’attendibilità della valutazione e della diagnosi, ma necessariamente investiva quanto deve venirvi a valle: la cura del paziente.
Lo rividi, dopo molti anni che non lo sentivo, al congresso EFPA del 2015, che si teneva proprio alla Bicocca. Perfettamente inserito nell’ambiente della neuropsicologia tedesca (parlava perfettamente la lingua) e felice della presenza di Hogrefe in Italia, mi propose immediatamente il rilancio dell’AAT nel nostro paese. Accolsi l’idea senza entusiasmo, e nicchiai. Il test era datato e, memore delle fatiche profuse nella prima edizione, mi domandavo a quali difficoltà saremmo andati incontro in termini di produzione in un’epoca che ha definitivamente sposato la serialità e abbandonato l’idea di artigianalità richiesta, appunto, da uno strumento come l’AAT. Ci rincontrammo nel 2022, sempre a Milano, ma stavolta a casa sua, sempre affettuoso ma provato psicologicamente dalle vicende del Covid, di cui vivevamo gli ultimi strascichi. Parlammo di AAT, naturalmente, e degli aggiornamenti che con Willmes aveva predisposto, tra i quali, non minore perché mi preoccupava non poco, il rifacimento del programmino diagnostico. Mi convinse una volta per tutte e il lavoro partì. È stata l’ultima volta che l’ho visto di persona.
Sono stati tre anni di collaborazione costante, di videochiamate e spedizioni incrociate di bozze cartacee (a un certo punto, per un guasto al pc la cui risoluzione richiese diverse settimane, poteva accedere ai file che gli inviavo solo attraverso il telefono), di whatsapp (la modalità “moderna” di fargli riscontrare i colori delle prove su plastica e su carta, per evitargli ripetuti – e inutili – viaggi a Firenze) e di campioni spediti (la cartella ad anelli, la risma di fogli forati per la tenuta della carta, le tante prove di blu/azzurro – non celeste! – e viola e rosso) fino a quello finale, da Città di Castello (dov’è la tipografia) a Firenze a Milano. Con passaggi via email o telefonici con Aquisgrana (dove risiede Karl Willmes).
Il 23 maggio scorso, infine, il lancio: l’AAT era nuovamente disponibile, come fortemente voluto dal suo autore italiano.
Questo numero di Qi è dedicato a Claudio Luzzatti, scienziato, clinico, amico.
L'autore
Jacopo Tarantino
Amministratore Delegato di Hogrefe Editore, ha un’esperienza più che trentennale nell'editoria dei test. Nella sua carriera, oltre ad occuparsi dell'introduzione in Italia di numerosi fra i test più noti a livello internazionale, è stato direttore editoriale del Bollettino di Psicologia Applicata, ha contributo alla costituzione di case editrici di test in vari paesi europei ed è fra gli animatori dello European Test Publishers Group (ETPG). In Hogrefe Editore, fra le altre cose, si occupa personalmente del settore libri.