La peculiarità della prosodia autistica: uno studio esplorativo
di Maria Grazia Logrieco, Valeria D'Aloia, Maria Teresa Positano, Ilaria Nicolì e Mirco Fasolo
Il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà nella comunicazione sociale e nell'interazione sociale, nonché da comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi. La peculiarità prosodica del linguaggio è uno dei segni principali dell'ASD, e le difficoltà nel processamento della prosodia, sia nella percezione che nella produzione, influiscono in modo significativo sulla comunicazione sociale.
Tuttavia, la prosodia del linguaggio è un campo poco studiato nell'autismo, e la maggior parte degli studi si è concentrata esclusivamente sullo studio della Frequenza Fondamentale (F0), un parametro acustico espresso in Hertz, che indica l’altezza tonale della voce. Eppure, considerare l’F0 come unico correlato della prosodia, vuol dire non tenere conto della complessità prosodica e e della dinamicità dell'enunciato.
Pertanto, abbiamo investigato la realizzazione della prosodia con un approccio alternativo, e cioè analizzando la durata in millisecondi di specifiche sillabe che concorrono non all’accento di parola (livello lessicale) bensì all’accento di frase (prominenza post-lessicale) durante un'interazione spontanea.
Obiettivo dello studio è testare se questa componente della melodia del linguaggio può avere un impatto sulla peculiarità della prosodia autistica e se può spiegarla.
Sono stati audioregistrati 10 bambini monolingui italiani con ASD (età compresa tra 4 e 6 anni, QI >=70, 7 maschi) durante la somministrazione della Autism Diagnostic Intervention Schedule (ADOS-2) (Modulo 2 e 3). La ADOS è una osservazione di gioco semistrutturata, strumento gold standard per la diagnosi di autismo. Abbiamo selezionato due diverse interazioni spontanee tra il bambino e il clinico, una più strutturata e una meno strutturata. Dal Modulo 2, abbiamo selezionato dati del linguaggio durante le attività "Raccontare una storia da un libro" e "Festa di compleanno"; per il Modulo 3, durante le "Domande socioemotive".
Le frasi sono state trascritte e codificate prosodicamente con il software per l’analisi audio del parlato PRAAT. All’interno del quadro della Fonologia Prosodica e quello della Teoria Autosegmentale Metrica dell’Intonazione, ogni occorrenza è stata categorizzata a livello prosodico-intonativo come:
- sillaba atona (at): sillaba che non riceve alcun accento (es. accènto);
- sillaba che riceve un accento solo lessicalmente (0): sillaba accentata in una parola non finale di frase che viene percepita come non prominente all’interno della frase;
- sillaba con accento intonativo prenucleare (p): sillaba accentata non finale di frase che presenta su di essa una modulazione di F0 e viene recepita come più prominente di “0”;
- sillaba con accento intonativo nucleare all’interno di un Sintagma Fonologico (nph): sillaba accentata al limite destro di un costituente sintattico (es. sintagma nominale, sintagma verbale ecc.);
- sillaba con accento intonativo nucleare di Sintagma Intonativo (n): sillaba accentata di una parola finale di frase ed è quella che ha prominenza maggiore all’interno dell’enunciato.
Di ciascun elemento abbiamo misurato la durata delle vocali, le quali sillabe entro cui si trovano riflettono i diversi gradi di prominenza post-lessicale. La letteratura sugli adulti e sui bambini sostiene che c’è un aumento lineare in durata di queste componenti: 0 > p > nph > n. Nello specifico nei soggetti neurotipici la sillaba che porta l’accento prenucleare p, in quanto su di essa è presente un movimento della frequenza fondamentale, presenta maggiore durata di 0, che invece non ha movimenti melodici avendo solo un accento di parola. Nei soggetti con ASD questo non avviene: pur essendo presente il movimento di F0 sulla sillaba prenucleare, manca il corrispettivo aumento in durata, e le due sillabe che sulla gerarchia prosodica hanno prominenza diversa, hanno invece la stessa durata in millisecondi (0 = p); è tale variazione di tono in tempi ridotti a rendere l’espressione «peculiare», come se vi fosse un secondo focus, incongruente con quello pragmatico, atteso dall’interlocutore.
Tale atipicità, emersa in entrambi i contesti pragmatici analizzati, potrebbe essere attribuita al deficit della Teoria della Mente, caratteristico dell’ASD, e a difficoltà nella comunicazione sociopragmatica. Sembra pertanto che una durata atipica di alcune sillabe che realizzano l’accento di frase sia un componente della peculiare prosodia autistica, anche nonostante l'eterogeneità della popolazione di riferimento. Questo risultato può avere importanti risvolti nella pratica clinica, oltre a fornire nuove indicazioni metodologiche nell’ambito della ricerca.
Gli autori
Maria Grazia Logrieco
Ricercatrice in psicologia dello sviluppo e dell'Educazione presso l’università di Foggia, psicologa e psicoterapeuta in formazione. Si interessa di ricerca sperimentale nell’ambito del Disturbo dello Spettro Autistico, per l’identificazione precoce, per i trattamenti naturalistici e lo studio dell’interazione diadica genitore-bambino.
Valeria D’Aloia
Laureata in triennale all’Università degli studi di Roma tre in Lingue e Culture straniere con focus sulle lingue inglese e russo e in seguito laureata all’Alma Mater Studiorum di Bologna in Scienze Linguistiche specializzandosi sugli aspetti fonetici e fonologici della lingua italiana. Attualmente Phd student in Business and Behavioural Sciences all’Università degli studi “Gabriele D’Annunzio” Chieti-Pescara.
Maria Teresa Positano
Tirocinante psicologa presso il Baby Lab, il laboratorio di Psicologia dello Sviluppo dell’Università Gabriele D’Annunzio. Laureata in Psicologia dello sviluppo, nel medesimo ateneo, con tesi sperimentale atta all’identificazione precoce dell’autismo.
Ilaria Nicolì
Psicologa dello sviluppo, ha conseguito il dottorato presso il dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze cliniche di Chieti-Pescara. Attualmente svolge attività di psicologa e psicoterapeuta in formazione presso l’ambulatorio dell’età evolutiva ANFFAS di Macerata.
Mirco Fasolo
Professore Associato di Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione presso l’Università degli Studi "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara.